Docente: Elisa Manzutto
Oltre allo studio della tecnica arpistica e della diteggiatura, verranno fornite le nozioni basilari di teoria, indispensabili per la lettura dello spartito. Il livello di difficoltà sarà rapportato all'età della persona e alle sue capacità.
In un secondo momento, quando l'allievo raggiungerà una certa sicurezza, imparerà alcune melodie appartenenti alla tradizione celtico-irlandese che poi dovrà essere in grado di eseguire da solo. Inoltre, nel limite del possibile, si cercherà di dar spazio al gusto e ai desideri espressivi dell'allievo. Il corso è aperto a bambini e adulti.
L'arpa celtica è uno strumento cordofono usato tra il medioevo e il XVII secolo, sia come accompagnamento alla voce o di altri strumenti solisti, sia come solista essa stessa. Il piu' antico modello di questo strumento, a noi giunto, è risalente al 1046, fu di proprieta' del re irlandese Brian Boru ed e' oggi conservato al Trinity College di Dublino. L'arpa bardica era considerata sacra, di piccole dimensioni, diatonica, aveva al massimo 32 corde di metallo che venivano suonate con le unghie e permetteva di eseguire sia la melodia che l'accompagnamento. Quando pensiamo all'arpa la associamo subito ad un suono armonioso e soave. Oggi, infatti, l'arpa celtica è di dimensioni maggiori, ha ereditato le corde dell'arpa classica e anche il suono dolce, contrariamente a quanto succedeva in tempi remoti quando l'arpa aveva le corde di bronzo. Anche la tecnica adottata per suonare, la cosiddetta "tecnica a polpastrello", è frutto di questo cambio di corde. I bardi, infatti, impiegavano le unghie al punto che la condanna per un bardo che non avesse soddisfatto o avesse contrariato il suo mecenate, consisteva nel taglio delle unghie, il che significava non poter suonare e di conseguenza non avere i mezzi per sopravvivere.